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roberto-gilardi

Scandalo!! Usa il Natale per pubblicità.

“Noto scrittore e saggista, già docente universitario, colto con le mani nel sacco in fragranza di reato. Perde la dignità e la stima dei suoi lettori e sostenitori, costruita in quarant’anni di onorata carriera. Un gesto inconsueto e inspiegabile. Ecco il video incriminato”.


Già me lo vedo il titolone a nove colonne. Lo sapevo che prima o poi sarebbe finita così. Soprattutto mi sembra già di sentire la famosa “fragranza di reato”, quell’insistente e pervasivo odore di umidità tanto caro alle celle dei detenuti di un qualsiasi carcere italiano e non solo.



Il Natale è una cosa seria, soprattutto per il suo significato simbolico, al di là dell’essere credenti o meno. Un significato che nel tempo si è sempre più appiattito e impoverito, schiacciato da quella parola che Don Sandro, prete operaio di una scalcinata Parrocchia di un quartiere della Milano sud, il Corvetto balzato agli onori delle cronache proprio in questi giorni, citava spesso nelle sue omelie. “Consumismo” la parola incriminata, sbandierata come vessillo di una preoccupazione ahimè fondata. E i fatti non possono che confermarla.


Il Natale è una cosa seria, momento di riflessione, preghiera e lotta, come in quel lontano 1972, quando la notte Santa veniva trascorsa da noi giovani simpatizzanti di gruppetti extraparlamentari di sinistra, nel capannone della fabbrica Geloso di viale Brenta, occupata dagli operai per via del paventato fallimento che avverrà di lì a pochi mesi.


Una foto in prima pagina su un famoso quotidiano della metropoli, ritrae sulla sinistra l’immancabile Don Sandro dietro un altare improvvisato, e al centro il faccione del sottoscritto, intento a suonare la chitarra che, sull’onda della ventata di novità e apertura del Concilio Vaticano II, accompagna i canti.


Il Natale è una cosa seria, parla di qualcosa che può nascere, non solo nella mangiatoia di una regione del mondo ormai nel tormento senza speranza, ma nella mente e nel cuore di ogni persona, di un cambiamento possibile e a volte desiderato, soprattutto quando lo stato d’animo non è dei migliori. E’ un significato di possibilità e speranza, dissacrarlo per la pubblicità di un libro è sconveniente e deprecabile.


Lo scandalo è legittimo. L’imputato si alzi. Cos’ha da dire in sua difesa?


Giusto, un processo non è equo senza una difesa, sperando che non superi i limiti della decenza e del buon senso, come altri fatti recenti hanno dato da pensare.


“Signori della corte, mi appello per prima cosa alla vostra clemenza e comprensione. Ciò che muove le mie parole e i miei gesti, non è mero affar di denaro e lucro. Campar si cerca tutti, ma la vita mi ha donato una pensione modesta ma sufficiente per le mie esigenze, frutto del lavoro di una vita. E il dono ricevuto che più muove la mia gratitudine, è l’energia di pensiero e creatività che ancora abita la mia mente. Una creatività che genera, proprio come accade nel ventre di una madre. Beninteso, non una madre possessiva, che dà alla luce per trattenere, soddisfare le proprie mire di feudataria del regno. Una madre generosa, felice di condividere con altri il proprio figlio, lasciarlo percorrere la sua strada nel mondo, incontrare e amare altre persone ed essere amato e a volte anche non apprezzato. Ciò che è utile a me, lo può essere anche ad altri. Ciò che i miei pensieri producono come parte della mia evoluzione e crescita personale, se trattenuto diventa sterile, vuoto, proprio come i talenti nascosti sotto terra. Ma per essere utili, le cose vanno conosciute. E  quale mezzo utilizzereste voi in questo mondo che distrae con l’esteriorità, che seduce col nulla, che attrae con le scemenze e le imprese da eroi del web, quale linguaggio usereste per mostrare quel figlio generato? Un peccato a fin di bene mantiene la sua valenza negativa, oppure si trasforma nella benevolenza di chi capisce e sorride senza giudicare? Signori della corte, mi appello alla vostra clemenza, comprensione, e lucidità di pensiero. Buon Natale anche a voi, qualsiasi decisione prendiate”.

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