Parliamone seriamente.
Nel 2015 sulla rivista “Le Scienze”, Mente e Cervello, edizione italiana di American Scientific, viene pubblicato un nutrito dossier sull’autostima, nel quale viene recensito un mio libro che tratta il tema dell’insuccesso, e poi sull’inserto di repubblica, sulla rivista Viver Sani e Belli ed altri quotidiani. Il primo tema del libro, ripreso anche nel dossier, tratta il tema dell’Autostima, e si concentra per prima cosa sull’oggetto di stima.
Cosa sia l’oggetto non è ancora chiaro, ma prima dobbiamo fare un passo indietro, perché visto che il linguaggio è una costruzione sociale è necessario attribuire un significato comune alla parola “Autostima”, per potersi comprendere.
Non è una legge universale, ma solo un modo di intenderla.
L’etimologia ci aiuta. La stima è una misura. Potremmo cercare in un passato molto remoto la conferma. Auto è sinonimo di “da sé”. Quindi si tratta di determinare in autonomia il valore di sé. Si, ma rispetto a cosa? Ecco che nasce l’esigenza di individuare un oggetto di stima: “Cosa misuriamo di noi stessi?”. In quel libro raggruppo gli oggetti di stima in quattro aree:
• Aspetto e Funzionamento Fisico;
• Conoscenze, Competenze, Abilità;
• Qualità personali, Valori, Costrutti;
• Valore e dignità di sé.
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